La vita si comprende con la vita. Sembra un paradosso ma è così. Per vivere è necessario vivere, rischiando, mettendoci alla prova e sbagliando. Provando quindi emozioni e sentimenti che permettono, tramite la scelta, l’assunzione delle proprie responsabilità.
Husserl definisce la fenomenologia come una postura esistenziale la quale permette di vedere la realtà, come appaiono i fenomeni. Il tutto è questione di sguardi.
In psicologia Goleman parla di intelligenza emotiva e Greenspan di intelligenza del cuore, prova del fatto che le emozioni, i sentimenti e gli affetti sono parte integrante della psiche di una persona o meglio delle persone.
In questo senso si parla della cura e della cura del senso attraverso alcuni punti essenziali:
- Lasciarsi interpellare dalle emozioni e dai sentimenti
- La capacità di nominare i sentimenti e le emozioni
- Comprendere i sentimenti interrogandoci su ciò che proviamo
- Accettare ciò che proviamo senza rinunciare
- Essere in continua formazione- aggiornamento
- Condividere le emozioni con gli altri non in solitudine
- Cercare di creare alcuni spazi
- Scrivere le emozioni – i sentimenti che proviamo
- La fase della scelta della presa di coscienza mediante la responsabilità – autodeterminazione
Queste sono le fasi che dobbiamo seguire per accettare, vivere ma sopratutto affrontare riconoscendo ciò che proviamo.
L’approccio fenomenologia guarda il mondo con occhi spalancati, sempre aperti e vede l’uomo nella sua dignità, nella sua persona, con le sue caratteristiche e con la sua unicità.
E’ NECESSARIO EVITARE TROPPA EMPATIA che trascura! Non mettersi nei panni dell’altro totalmente, appieno, fino ad annientarsi.
Bisogna far parlare i sentimenti e non parlare di sentimenti.
Nel nostro lavoro educativo e pedagogico spesso trascuriamo-evitiamo di provare emozioni, indossiamo una maschera, li evitiamo o peggio ancora ignoriamo i sentimenti.
Nel lavoro di equipe occorre invece elaborare i sentimenti, le emozioni e discutere di questo. In sostanza è importante una seria elaborazione.
Questo lavoro risulta essere cruciale per evitare il fenomeno del burn out o per evitare che si usino le nuove tecnologie ( es. messaggio whatsapp) per inviare un messaggio importante.
Bisogna superare l’abitudine (abito-abitare) che Heidegger identifica come stare appresso le situazioni, trattenersi, che differisce profondamente dalla fuga.
E’ necessario aver cura, relazionarsi con l’altro senza pregiudizi, stereotipi, etichettature, che non permettono una ricerca di senso vera e propria.
E’ necessario nella relazione con l’utente-educando porsi se stessi, essere se stessi, per poi trovare insieme in quale direzione, quale via prendere.
Solo seguendo questo processo si ricerca il senso, si comprende la vita, si affronta al meglio il lavoro educativo con l’utente ma sopratutto il soggetto stesso migliora e in alcune circostanze, scopre qualcosa di nuovo di se stesso.
Concludo dicendo che solo ricercando e comprendendo le proprie emozioni l’uomo può affrontare la vita, ma soprattutto comprendere chi è.