Anime, manga e video- games:L’impatto sui bambini e le critiche della società

di

Dott.essa Maria Lucia Pipoli, educatrice

 

Anime, manga, videogiochi, sono dei prodotti mediatici, e come ogni prodotto mediatico vogliono sempre comunicarci qualcosa e spetta al pubblico captarne il messaggio. Ma come captiamo noi adulti questo messaggio? Perchè molti insegnanti, genitori, psicologi criticano aspramente il desiderio dei bambini di leggere un fumetto, guardare un cartoon o giocare ai video-games? Questi hobbies sono accusati di installare nel bambino aggressività, pigrizia nello svolgere i compiti di scuola, bullismo, e soprattutto di far scoprire troppo presto al bambino la sessualità e altri temi così forti. E così partono le censure, i tagli di scene, i capricci dei bambini che non capiscono perchè un genitore debba impedire di guardarsi un bel cartoon o giocare ai videogames. Ma chi siamo noi adulti per negare tutto questo ai bambini? Penso che siamo gli stessi che da piccoli amavano fare le stesse cose che fanno i bambini di oggi (parlo della generazione a partire dagli anni Settanta-Ottanta, fino alla mia generazione, gli anni Novanta, ma con una tecnologia molto meno avanzata), e cioè finire i compiti in fretta, e rilassarsi e divertirsi accendendo la tv o leggendo un bel fumetto. La rapida diffusione dei manga qui in Italia, a partire dagli anni 70’, a partire da “Il grande Mazinga”,seguito da generi per ragazzi e per ragazze, ha fatto sì che piovessero critiche e forti censure. Scene di lotta e sessualità e/o nudità, e ancora razzismo, schiavitù, competizione, bullismo, omosessualità parevano scioccare, e scioccano ancora oggi i genitori, gli psicologi, a tal punto che nelle edicole venivano venduti solo fumetti censurati e cartoons (cioè gli anime) tagliati in alcune scene. Chi non ricorda per esempio, “Dragon Ball” ,“Sailor Moon”,

“Doaremon”, “Georgie”, “One Piece”, “Naruto” ,“L’incantevole Creamy”, “Mila e Shiro, due cuori nella pallavolo”, “Pokèmon”, “E’ quasi magia Johnny” “L’uomo Tigre” e persino “Ken il Guerriero”? Anime bellissimi, commoventi, pieni di tematiche forti, che hanno avuto ben presto reazioni forti e aspre critiche; Ken il guerriero, Naruto, One Piece e Dragon Ball e l’Uomo Tigre hanno troppa violenza, i Pokèmon hanno un qualcosa di satanico e malvagio; per finire Sailor Moon fu duramente attaccato da una psicologa che affermava quanto fosse sbagliato trattare la tematica dell’omosessualità, in quanto avrebbe messo confusione e dubbi nella testa di un adolescente in maniera precoce riguardo la propria sessualità e che le nudità che mostravano le guerriere durante le trasformazioni erano oscene. Molte critiche fatte a questi bellissimi anime derivavano però, anche dai “Creepy Pasta”, ovvero presunte storie d’orrore che riguardavano l’ossessione che alcuni bambini nutrivano per questi anime. Queste storie, probabilmente inventate,hanno influenzato l’opinione di molte persone; anche oggi l’atteggiamento di molti bambini e ragazzi, nei confronti dei videogames,ha fatto allarmare in maniera esagerata la società: in Giappone, per esempio si sono diffuse le generazioni  degli  “otaku” e “kawaii” e l’abitudine dei “cosplay”, cioè di travestirsi da personaggi di manga. L’”otaku” è un termine giapponese che indica una subcultura giapponese di appassionati, in maniera quasi ossessiva a manga, anime, video-games, fenomeno che si è diffuso anche in Occidente col termine di “nerd” oppure “geek”; i “kawaii” sono coloro che sono ossessionati dall’acquisto di oggetti morbidi, rotondeggianti, colorati in maniera tenua e soprattutto carini da guardare (kawaii significa carino, delizioso o amabile). Questo tipo di ossessioni sono un modo di essere, di rifugiarsi in un mondo interiore, che solo poche persone possono comprendere. Anche i videogiochi, ovunque siano ambientati, sono stati spesso oggetti di critiche; chi li considerava la causa della sedentarietà e obesità infantile, chi invece li considerava la causa dell’aggressività e bullismo e persino la causa del rendimento scolastico poco brillante. Nessuno però ha considerato anche l’aspetto positivo, il messaggio nascosto e l’effetto sui bambini. Alcune ricerche attuali, infatti, hanno considerato che alcuni tipi di videogiochi, per come sono impostati, possono favorire lo sviluppo dell’intelligenza e del ragionamento. Leggere i manga o guardare gli anime, possono invece, essere d’aiuto nella creatività, nella costruzione di temi, o persino nell’idea di cosa un bambino vorrebbe diventare da grande. L’elemento magico, l’eroe, la storia, lascia che i bambini e i ragazzi siano coinvolti in storie commoventi, con impatto positivo. Si dice spesso che i bambini abbiano una fantasia innata; ma ovviamente anche i cartoons hanno il loro effetto. Penso che questo aspetto sia sottovalutato da molti genitori, e anche da molti insegnanti; se il bambino ama leggere fumetti, sarebbe per esempio utile inserire nella biblioteca la sezione “fumetti”, per invogliare il bambino a leggere. Infine sarebbe utile che anche noi aduti, prima di giudicare quello che vedono i nostri bambini, dovremmo dare un’occhiata a questo mondo magico e stupendo, per ricordarci ogni tanto che anche noi siamo stati bambini.

 

 

 

Dott.essa Maria Lucia Pipoli, educatrice.

 

 

Recensione Libro di Martina Cecchi

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Cari lettori,

Ho deciso di presentarvi un libro particolare della dot.ssa Cecchi ( Martina Cecchi Pedagogista). L’articolo fa parte della rubrica #BloggerPerUnGiorno, articolo sponsorizzato pertanto faro’ solo una breve introduzione.

La pedagogista ha da poco pubblicato e disponibile in tutte le piattaforme ( Itunes, Andorid, ebook…)  questo racconto di una bambina con disturbi di apprendimento, tematica più che mai attuale e adatta a mio avviso anche ai genitori di quei bambini “speciali”.

Il libro tocca il tema della scuola e delle difficoltà che questi figli anno verso i genitori i quali la maggior parte delle volte non riescono a comprendere le loro esigenze se non debitamente guidati.

Prontoeducatore

Qui sotto propongo la presentazione dell’autrice stessa.

di Martina Cecchi 

Ho da poco auto-pubblicato un racconto per bambini/e che ha proprio come tematica di fondo i disturbi dell’apprendimento, un tema molto attuale e a me molto caro.

La protagonista, infatti, è una bambina che frequenta con fatica e frustrazione la classe 1° della scuola primaria. All’indomani della consegna delle pagelle, si ritrova in un paese sconosciuto dove le lettere non esistono. Grazie a Michele e Camilla, arriverà dalla strega Dislèxia, l’unica in grado di riportarla a casa. Conoscendola, scopriranno che è stata proprio quest’ultima ad eliminare dal paese tutti i segni scritti, a causa della sua difficoltà nel leggere gli incantesimi.

Il libro è scritto utilizzando un font free ad alta leggibilità.

La lettura di questo semplice racconto permette di affrontare diverse tematiche dalle forti connotazioni didattiche, educative, pedagogiche:

– stereotipi e pregiudizi (la strega, per es., non è così brutta o cattiva come i bambini se la immaginavano)

– difficoltà di apprendimento e insuccesso scolastico (l’importanza della perseveranza e dell’impegno costante, accettazione delle proprie specificità e difficoltà)

– amicizia (l’aiuto tra amici, l’empatia, rispetto dell’altro diverso da sè…)

Per tali motivi, si presta ad essere anche utilizzato per svolgere attività laboratoriali all’interno di progetti con i bambini/e, svolte sia dai docenti che dagli specialisti del settore.

Martina Cecchi

Pedagogista

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DISPONIBILE IN TUTTE LE PIATTAFORME

Itunes

https://itunes.apple.com/us/book/marlene-nel-paese-senza-lettere/id1154650144?mt=11

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Google libri e possibilità poi acquisto

https://books.google.it/books?id=qzcSDQAAQBAJ&pg=PA3&lpg=PA3&dq=martina+cecchi+marlene&source

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