Hannah Arendt, filosofa tedesca nota per questa pubblicazione “la banalità del male”.
L’autrice considera Eichmann, membro delle ss colui che portò milioni di ebrei nei campi di sterminio un uomo ordinario, normale non psicopatico come si potrebbe supporre.
Eichmann è uomo che eseguiva meccanicamente ciò che veniva ordinato dal regime era un esecutore.
L’autrice identifica il male come banale non nel caso del genocidio ma nel caso che egli non sente che quel tipo di atti sono fortemente negativi.
Il processo seguito da Hanna Arendt nei confronti di Eichmann vede appunto il protagonista ordinario, normale senza particolari problematiche psicologiche in sostanza rimase sorpresa dalla sua figura. Egli si dimostra quasi “cieco” in merito alle sue azioni che potremmo identificare incapace di intendere e volere essendo subalterno a Hitler.
Le tematiche del libro permeano l’obbedienza in quanto il membro delle SS ha dovuto obbedire per compiere tali atti. Atti che sono stati comandati e che per questo considerati come obbligo essendo il suo lavoro.
Altro concetto fondamentale è la responsabilità nei confronti di tali atti e la giustizia nei confronti dell’uomo che viene processato per i crimini commessi.
Questi sono i punti principali del libro. Vi invito alla lettura e all’approfondimento.
Maria Sara
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